1˚ maggio 2020
IX festa del lavoratori
nel segno dei Martiri di Pietrarsa
Dopo otto anni consecutivi i Neo Borbonici Attivisti e il legittimo Parlamento del Sud, aderenti al Comitato Martiri di Pietrarsa nato per il 150˚ dell’eccidio, questa volta non potranno riunirsi con gli altri gruppi delle scorse edizioni per onorare degnamente e territorialmente la Festa dei Lavoratori.
La pandemia ci costringe in casa ma l’evento si farà egualmente riunendoci spiritualmente a mezzogiorno in punto, quando gli operai facevano la pausa colazione richiamati dal suono di quella campana che avrebbe dato il via ai tragici fatti del 1863.
E’ doveroso ribadire l’enorme danno procurato dai conquistatori del 1861 alla memoria storica delle popolazioni dell’ex Regno delle Due Sicilie. La tragedia del lavoro a Pietrarsa ne è un esempio fondamentale. In questa ottica è stata imposta a fine Ottocento la celebrazione del 1˚ maggio facendo riferimento a tragici tumulti operai accaduti a Chicago nel 1886. Si ritenne allora quei poveretti come le prime vittime per il lavoro nel mondo moderno. Tutti si accodarono, anche in Italia dove si festeggiò per la prima volta, in grandi difficoltà di regime, nel 1890. Ebbene, ben 23 anni prima l’industria moderna aveva già assistito ai martiri per il lavoro per i gravissimi avvenimenti del 6 agosto 1863 a Pietrarsa, antica fabbrica borbonica, vanto dell’intera penisola italica, dove decine e decine di inermi operai in sciopero furono massacrati dai bersaglieri tricolori.
Ma si sa che ogni primato, ogni positività, ogni accenno orgoglioso che sfiora il cancellato Regno con Napoli capitale diventa una sorta di tabù insormontabile. Tutto viene automaticamente occultato o travisato per preservare intatto il comodo quadro di un Sud martoriato per i problemi atavici ereditati dal “mal governo” dei Borbone.
L’appuntamento dunque è virtuale alle 12.00 on line per meditare sulla tragedia magari rileggendo i dettagli presenti al link: https://www.parlamentoduesicilie.eu/wordpress/?page_id=2565
per una pagina di storia scritta in occasione del 150° anniversario dell’eccidio. Evento virtuale: https://www.facebook.com/events/258934968623022/
Alla stessa ora sarà pubblicato sulle pagine di Notizie Neo Borboniche di Face Book un documento inedito riguardante uno degli operai trucidati dai soldati italiani.
Vincenzo Gulì
Quest’anno vogliamo ricordare Domenico Del Grosso, uno dei numerosi martiri di Pietrarsa, dilaniato da ben sette ferite di baionette e spade. Aveva solo 32 anni ed era nato nell’Abruzzo Citra ma battezzato e sposato a S. Giorgio a Cremano dove viveva.
Referto dell’ospedale Pellegrini del chirurgo Imparato di cui l’immagine originale:
(Trascrizione)
Ho ricevuto Domenico Del Grosso con numero di sette ferite di punta e taglio. La 1° nella regione media, ed altra frontale obliquamente lunga un pollice, larga quattro linee, profonda nel sottoposto pericranio. La 2° accosto l’articolazione sterno-clavicolare sinistra. La 3° nella natica sinistra. La 4° alla cresta iliaca del detto lato. La 5° nella regione inguinale destra. La 6° sul gran trocantere destro lunghe tutte obliquamente mezzo pollice, larghe tre linee, profonde nei sottoposti muscoli. La 7° ed ultima nella regione ipocondriaca destra lunga un pollice, larga mezzo, penetrante nella sottoposta cavità, con sospetto di lesione dei visceri intrastanti. Le giudico tutte pericolose di vita per gli accidenti, riserbandomi ulteriore più grave giudizio se il sospetto si verificasse.
Commento dal libro di prossima edizione dello scrivente:
Si parla di ferite di punta e taglio facendo capire che le lame furono spianate sia orizzontalmente sia verticalmente. Vediamo le sette piaghe dello sventurato Domenico. La prima citata giusto in fronte come già dicemmo quasi a esercitarsi contro un manichino… La seconda simile ancora verso la faccia casualmente mancata. La terza e la quarta mentre si era girato per darsi alla fuga con un accanimento ulteriore degno di belve feroci. Le altre tre verso il basso senza alcuna pietà. Poiché è impensabile che dopo le cinque lesioni frontali abbia avuto la forza di scappare, bisogna ipotizzare che sia stato inseguito mentre correva e colpito due volte di cui una alla schiena decisiva a farlo stramazzare. Poi il vile e maramaldesco accanimento sul corpo già sanguinante di una persona inerme e inoffensiva.
6 agosto 2020
Raduno di domenica 9 agosto per onorare i nostri avi vittime della violenza sabauda
Evento Facebook:
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Intervista TV