ONORE AI NOSTRI ANTENATI RESISTENTI DI GAETA!
In questi ultimi tempi si parla, finalmente sempre più spesso, di salvare dall’oblio memorie di avvenimenti storici che il sistema dell’informazione ha trascurato, colpevolmente o dolosamente, perché non appartenenti alla propaganda di regime. Tra i ricordi più repressi, e che più ci riguardano da vicino, c’è sicuramente la serie di avvenimenti accaduti nelle Due Sicilie a causa dell’unificazione sabauda dell’Italia.
Un singolo giorno della memoria sarebbe molto riduttivo per la mole di fatti, per nulla o pochissimo conosciuti, che coinvolgono sia i militari sia i civili. Una data importante è senza dubbio il 13 febbraio perché nel 1861 avveniva la capitolazione della fortezza di Gaeta con l’ufficiale conquista del Regno delle Due Sicilie. Erano trascorsi circa quattro mesi di assedio sempre più duro grazie all’impari lotta tra le artiglierie sabaude ultramoderne e quelle borboniche obsolete; grazie allo spirito cavalleresco degli assediati e a quello spregiudicato degli assedianti che colpivano indiscriminatamente postazioni militari ma anche chiese, ospedali e case dei civili; grazie alla diplomazia internazionale che isolava quelli che protestavano per le illegalità piemontesi sotto la regia massonica inglese. Nonostante tutto, il morale dei soldati regi borbonici era alto anche in conseguenza dell’eroismo dei giovanissimi sovrani. Francesco e Maria Sofia sfidavano ognora le bombe nemiche girando tra i difensori per esortarli, confortarli e assisterli se colpiti. Ormai i bombardamenti si erano incrementati e perfezionati a tal punto che cadeva una bomba dei Savoia ogni minuto.
Le centinaia di vittime dei bombardamenti divennero poi migliaia dopo la resa. Infatti gli italo-piemontesi si comportarono da barbari non rispettando il capitolato con il fucilare sul posto soldati e civili che avevamo difeso la rocca e deportandone altri nelle gelide fortezze del Nord, come Fenestrelle, da dove non tornò nessuno.
Nemmeno una tomba li rammenta.
Noi discendenti di quegli eroi abbiamo il dovere e il diritto di ricordarli affinché le loro sofferenze non siano state vane e si trasformino in esempi di coraggio e orgoglio della propria identità, ed in moniti per il nostro presente e, soprattutto, stimoli per il nostro futuro.
Vincenzo Gulì