Il 10 febbraio in Russia si festeggia la Giornata dei diplomatici russi e l’ambasciata di Roma ha tenuto un ricevimento venerdì 7 incentrato sui rapporti diplomatici tra Regno di Napoli e Russia zarista dato che nel 1777 la prima delegazione diplomatica nell’Europa occidentale nasce proprio presso Ferdinando IV di Borbone. Lo scrivente è onoratissimo di aver avuto l’invito a partecipare assieme al Consolato di Napoli. L’ambasciatore Alexey PARAMONOV ha spesso esternato la sua simpatia e il suo interesse per Napoli e le Due Sicilie come ha ricordato nel discorso ai convenuti (in nota * )e come è dimostrato nei documenti appositamente esibiti in una sala preparata per l’occasione. Da Lui anche una disponibilità a favorire la ricerca storica in atto sul fondamentale ruolo dei soldati dello zar Paolo I nella liberazione della capitale nel 1799. 

 

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Nota *

Dal comunicato dell’Ambasciata del 10/2/25. 

In epoca relativamente recente, circa due secoli fa, la Penisola era suddivisa in diversi Stati. È sufficiente ricordare che erano attive Ambasciate e altre rappresentanze diplomatiche russe sia a Roma, allora capitale dello Stato Pontificio, sia a Firenze, centro amministrativo del Granducato di Toscana, così come a Torino, presso la corte sabauda, e anche a Parma; inoltre, fino alla fine del XVIII secolo, le Ambasciate e le rappresentanze diplomatiche russe furono presenti anche nelle Repubbliche di Venezia e di Genova. Ma i suoi legami più stretti, l’Impero di Pietroburgo li intessé proprio con Napoli.
• Non tutti gli Stati della Penisola erano animati dai medesimi sentimenti di simpatia che i napoletani nutrivano nei confronti della Russia. Basti ricordare che, sebbene negli anni delle guerre napoleoniche i granatieri del Generale Suvorov salvarono la dinastia dei Savoia e, con essa, l’indipendenza del Regno di Sardegna, fu proprio Torino a partecipare con maggiore veemenza alla Guerra di Crimea tra il 1853 e il 1856, schierandosi a fianco della Gran Bretagna e di Napoleone III e inviando in Russia i suoi soldati. Nel frattempo invece, Ferdinando II, Re delle Due Sicilie, volle mantenere nei confronti della Russia un atteggiamento di amichevole neutralità, mentre i commercianti napoletani rifornivano di provviste l’Esercito russo.

Commenti

1.Trattato del 29 dicembre 1798 tra lo zar Paolo I e il re Ferdinando IV di Napoli e III di Palermo  per l’alleanza militare nella seconda coalizione antifrancese.

Ecco la traduzione del testo in francese, lingua diplomatica dell’epoca:

In Nome della Santissima e indivisibile Trinità

Sua Maestà l’Imperatore di tutte le Russie e Sua Maestà Re delle due Sicilie, animati dal sincero desiderio di rafforzare maggiormente i legami di amicizia e di buona intesa, che esistono felicemente tra i Loro rispettivi Due Stati, e desiderando di più, in mezzo all’attuale stato degli affari in Europa, dove le strade pericolose dell’attuale Governo in Francia minano la sicurezza di ciascun Stato ben amministrato, Si premuniscono Loro stessi, i Loro alleati e Amici  da ogni rischio imminente, come di ristabilire il potere e i Governanti distrutti e di far restituire ai Possessori legittimi i loro Stati ingiustamente tolti ai Francesi; hanno giurato che niente apporterebbe sostegno per questo scopo importante come la Croce di san Giovanni di Gerusalemme, l’esistenza della lingua Siciliana, con i suoi privilegi e vantaggi.

Questo articolo, separato avrà la stessa forza e volontà, come se fosse accluso parola per parola nel Trattato di alleanza sottoscritto oggi e le sue ratifiche comprese nello stesso tempo.

In fede di ciò i rispettivi Plenipotenziari hanno fatto redigere due esemplari perfettamente simili, firmati dalle loro mani e hanno apposto il sigillo delle loro armi.

Fatto a San Pietroburgo il 28 dicembre 1798.

Innanzitutto risalta la vera Fede che illumina i due stati che fa superare le differenze teologiche di fronte all’assalto diretto del maligno rappresentato dalla Rivoluzione. É molto inportante poi leggere le prime righe del manoscritto

in cui, al penultimo rigo, si legge Roi des deux Siciles ossia Re delle Due Sicilie. Titolo che ufficialmente sarà registrato nel 1816 ma che evidentemente apparteneva al frasario internazionale dato che da secoli i regni al di qua e al di là del Faro venivano così denominati. Pertanto deve essere fugato lo stupore, e conseguente indignazione, dopo il Congresso di Vienna per il cosiddetto accorpamento della Sicilia a Napoli. Tutto e tutti erano duosiciliani da tempo e senza recriminazioni ma con grande fierezza e consapevolezza. 

 

2. Documento firmato da V.Emanuele II che continua i rapporti tenuti da Napoli con S. Pietroburgo.

Anche se solo di fatto e non di diritto i rapporti tra Russia e Italia sono proseguiti dopo l’usurpazione delle Due Sicilie anche perché era l’unico modo per i russi di continuare il loro legame con i territori napolitani e siciliani che sarà lampante nel 1908 quando una flotta zarista porterà i primi soccorsi agli sventurati messinesi.

                                      Documento originale del 1869
                                                                   La turpe annotazione del sabaudo usurpatore

L’importanza di questo documento risiede nel fatto che alla sottoscrizione l’infame usurpatore savoiardo confessa involontariamente di apparire re d’Italia ma di concinuare ad essere re del Piemonte “allargato”. Oltre all’ordinale II che non doveva esere usato in un regno nuovo (se Ferdinando IV di Napoli diviene delle Due Sicilie diventa ovviamente Ferdinando I) c’è stavolta il passo falso (sottolineato in rosso)  di affermare che il 1869 è IL VENTUNESIMO ANNO DEL NOSTRO REGNO perchè lui regna dal 1848 a Torino (del regno nostro vigesimoprimo)… Ogni altro commento è superfluo: ma quale Italia?