NOTE IN MARGINE ALLE ELEZIONI EUROPEE
La recente tornata elettorale per le europee ha un unico dato rilevante per il Sud, l’astensione dal voto di ben più della metà dei suoi abitanti. Il risultato è da tempo crescente ma ha toccato adesso un livello da approfondire. E’ evidente che la causa scatenante è la totale mancanza di fiducia nella classe politica italiana, senza distinzione di punti cardinali, per la persistenza della scomparsa dell’ideologia e, soprattutto, per la manifesta ostilità verso la parte meridionale della penisola. Come già avvenuto nel recente passato, moltissimi appaiono interessati a sfruttare questo serbatoio di voti meridionali nel tentativo di convogliarli verso partiti che evocano parole chiave come SUD, MERIDIONE e, recentemente, DUE SICILIE. Ma non funziona. C’è da chiedersi perché.
Il lavaggio del cervello operato accuratamente dai mass media ha relegato la residua affidabilità a coloro che sono resi autorevoli propri da questi mezzi d’informazione. In altre parole, non è chiamato alla ribalta nazionale chi è prestigioso , bensì chi viene esibito mediaticamente è considerato automaticamente importante. Quindi, agli esponenti (non importa se in buona o cattiva fede) di queste formazioni parasudiste manca il necessario riconoscimento dei mezzi, come TV e giornali maggiori, per centrare l’obiettivo. Gli apatici elettori del Mezzogiorno le considerano poco attendibili per il semplice fatto che gli strumenti da essi ritenuti degni di fede non le hanno benedette. E’ uno stallo totale. Tanti vi hanno sbattuto vanamente la testa e tanti progetteranno di farlo dopo l’esito del 25 maggio 2014. Qualcuno s’illude che è questione di tempo e riparte alla carica sperando nel calendario, invece è un problema di fondo che non può risolversi con la maturazione.
Costoro non hanno ancora compreso a sufficienza che nel III millennio la politica è un qualsiasi ramo dell’attività economica. Ciò non solo in relazione al fatto che è al suo servizio (con conseguente beneficio dei funzionari) ma segnatamente al metodo con il quale essa è realizzata. Una campagna elettorale assomiglia a quella pubblicitaria per lo smercio di un qualsiasi bene di consumo. Tutto dipende dalla réclame, indipendentemente dalla qualità e dal prezzo. L’acquirente sceglierà inconsciamente quello che gli hanno ispirato di scegliere proprio quegli strumenti mediatici di cui sopra. Conseguentemente, se non si fa il medesimo percorso propagandistico, non è possibile alcun successo. L’unica altra possibilità rimane ancora la vecchia informazione cosiddetta porta a porta. Essa necessita ovviamente di una grandissima quantità di persone con adeguata formazione per stanare i più lontani e ritrosi.
In ogni caso sono indispensabili ingenti risorse.
Gli incalliti sognatori credono di bypassare questo vincolo e portano l’esempio della Lega Nord o dei grillini come alternativa a questa realtà per loro solo apparentemente immutabile.
Nel primo caso essi sostengono che con pochi mezzi si può cominciare nei piccoli centri per allargare man mano il consenso e attirando successivamente l’interesse dei finanziatori; infine puntare ai grandi consessi, appunto come hanno fatto i leghisti da trent’anni a questa parte. Costoro ignorano gli aiuti anche iniziali degli imprenditori non solo locali e, soprattutto, l’acquiescenza del potere che voleva il pretesto leghista per ottenere quello spostamento dell’asse governativo apertamente a favore del nord con la scusa di salvare l’intangibilità della nazione. Il vero scopo di entrambi era il federalismo che oggi finalmente ha sancito la divisione in due dell’Italia a partire dalla pubblica amministrazione. Precedentemente i due pesi e due misure erano stati attuati nel privato e parzialmente nel pubblico. Adesso si va verso il binomio (regionale o macroregionale) risorse/servizi da cui emergerà nella maniera più evidente e legale il divario tra le due Italie.
Nel caso delle Cinquestelle nihil sub sole novi. C’è un capitale di partenza mediatico di tutto rispetto (per la notorietà di Grillo e i gruppi finanziari dietro di lui) e, anche qui, il consenso del potere che suole irretire le contestazioni affidandole a chi sa istradarle su un binario che, quando tutto è irreversibile, si scopre morto. L’apparenza dei seguaci in buonissima fede e del fai da te per la propaganda sono anche stavolta un deja vu perché il binario morto è al di là dell’orizzonte visibile.
Non si tratta quindi di schierare persone eminenti o inventare sigle accattivanti (come quelle identitarie) ma di incanalarsi sul tragitto acconcio. I binari che conducono alla meta hanno due rotaie imprescindibili: la sovvenzione imprenditoriale e l’atteggiamento, se non accondiscendente, per lo meno non persecutorio dello stato. Il resto è aria fritta e porterà solo a cocentissime delusioni(certamente al di sotto delle aspettative realistiche) , come per gli amici che si sono candidati il 25.
Come può applicarsi questo schema operativo alla rinascita del Mezzogiorno d’Italia?
Per la nascita di un grande partito sudista l’imprenditoria settentrionale non troverebbe vantaggi perché è al suo apogeo di sfruttamento coloniale; quella superstite meridionale o è asfittica o una marionetta nelle mani del potere dominante, quindi non può intervenire. Un autofinanziamento è da escludere per tanti motivi. Il principale è la limitatezza dei contributi mentre, come in ogni avventura economica, il capitale deve adeguarsi alle necessità per trionfare senza alcuna remora che potrebbe far abortire il tutto di fronte a imprevisti.
L’apparato statale dell’Italia (da sempre matrigna verso il Sud) naturalmente sarebbe contrario a ogni forma di ridimensionamento del grado di colonizzazione, che per esso è vitale avendo vissuto da parassita sulle capacità intellettive e materiali del Mezzogiorno dal 17 marzo 1861 ad oggi.
Il legittimo Parlamento delle Due Sicilie – Parlamento del Sud lancia un appello ai duosiciliani di buona volontà, cioè solo a una parte di quelli che dicono di amare il Sud per non perdere altro tempo. E’ necessario prendere atto di quanto discusso precedentemente (chi non lo ha assimilato ancora, lo farà dopo ulteriori frustrazioni) ed escogitare assieme il modo di costruire quelle due rotaie con progetti sostanzialmente idonei a renderle funzionali alla nostra Patria delle Due Sicilie. La soluzione è ardua ma non impossibile e va trovata sin prisa y sin pausa. Quando cominceremo a spargere ghiaia e fissare traversine per il binario, ad uno ad uno quelli che amano la propria Terra ci verranno a dare una mano perché non avranno mai visto nulla di simile. Ecco l’unità dei movimenti che troppi invocano superficialmente; essa può concretizzarsi nei fatti e non nelle parole come andiamo dicendo da tempo. Ecco la possibilità di far giungere il messaggio al 90% dei meridionali che sono vulnerabili a tali novità (attualmente stufi o incerti e quindi con la partitocrazia) con la forza dovuta a farli smuovere per il nostro riscatto che ha 153 anni di ritardo.
Si ripete finanziamenti interessati e almeno neutralità dello stato, questo il binario che porta all’indipendenza. Senza cambiare sigle o casacche, i duosiciliani del III Millennio, all’interno del P2S, si ingegnino in questa ricerca e vinceremo. Tertium non datur!
Vincenzo Gulì