Sabato 25 ottobre la marcia per la Terra dei Fuochi è stata assai meno affollata di quella dell’anno scorso ma molte di più sono state le bandiere duosiciliane. Ciò indubbiamente è positivo perché vuol dire che si sta finalmente associando la voglia di redenzione degli odierni meridionali con il vessillo che ha accompagnato l’ultimo scatto di orgoglio dei loro antenati prima della colonizzazione tosco-padana che dura da 153 anni. Le scritte e le grida per l’INDIPENDENZA sono sotto l’attenzione di tutti, favorevoli o contrari. La piazza sta indirizzando tutto il mondo neo meridionalista verso l’unica strada che ci resta per non soccombere definitivamente. I timidi, i traditori mascherati e gli inevitabili Bastian contrari sono serviti. Da adesso in poi o si fa così o si viene emarginati e dileggiati come “parrucconi”. Ormai è opinione comune, come insegna lo stadio San Paolo, che quella bandiera eccita l’orgoglio dei cittadini del Sud Italia senza alcuna necessità di essere ben conosciuta. Anzi, quanto meno la si riconosce tanto più la si ama istintivamente con la sua diffusione esponenziale ovunque. Infatti i superficiali dai sillabari si ricordano che è il simbolo borbonico e, dalle medesime fonti culturali, passano all’odio giacobino verso la monarchia e quindi talvolta lo rifiutano. Niente di tutto ciò, sia perché è doveroso, anche se non da tutti, approfondire quei concetti fondamentali al di là dell’istruzione ricevuta; sia perché si tratta della lotta per una Nazione che gerarchicamente precede e potrebbe anche esulare rispetto a un Re. Consolidiamo allora l’ammirazione e l’assuefazione con questa bandiera e poi ci verrà automaticamente la voglia di sapere con tutto quel che segue. [V.G.]
Comunicato stampa del 4/11/2014
MANIFESTAZIONE A TUTELA DELLA STORIA DI NAPOLI
Lo scorso 22 ottobre, durante una sfilata militare presso la caserma N.Bixio a Pizzofalcone, due napolitani che conoscono la storia hanno osato ricordare la parte avuta dai bersaglieri nella cruenta repressione del cosiddetto brigantaggio post-unitario, esibendo la bandiera per cui centinaia di migliaia di nostri antenati sono stati massacrati proprio da quel corpo speciale fondato dai conquistatori Savoia. Le forze dell’ordine li hanno fermati sequestrando la bandiera delle Due Sicilie, definita precipitosamente “corpo del reato“. Nulla da imputare agli attuali soldati ma molto da recriminare a quest’arma speciale della fanteria dell’esercito italiano che non ha mai chiesto scusa per le atrocità, tracimate talvolta nel crimine di guerra, commesse nel decennio successivo al 1861. Eppure a Genova, giusto 20 anni fa, avvenne una pubblica riconciliazione per il sacco dei bersaglieri sabaudi del 1849. Oggi, giornata di festa per le forze armate, formuliamo questa domanda: quando toccherà a Napoli?
Le bandiere degli stati preunitari non sono state mai considerate oggetto di rilevanza penale, basti ricordare quelle della Serenissima di Venezia che campeggiano negli uffici pubblici veneti. La bandiera del Regno delle Due Sicilie è stata affrancata dalla caterva di menzogne grazie alla revisione storica in atto da alcuni decenni che ha pienamente rivalutato quella che fu una delle nazioni più avanzate economicamente e socialmente nell’Ottocento. Da un quarto di secolo essa è fieramente mostrata in numerosissime manifestazioni celebrative, esposta orgogliosamente in tantissimi eventi culturali, presente nel logo di centinaia di gruppi e associazioni meridionali, spontaneamente adottata dalla tifoseria dello stadio San Paolo di Napoli. La sua popolarità è crescente e trasversale, perché viene apprezzata nei più svariati strati sociali, con parallelo progresso dell’amore e del rispetto verso il nostro grande passato. Mai nessuno l’aveva considerata penalmente rilevante tanto da sequestrarla. Ora tutto è all’esame della Procura con uno sviluppo giudiziario che non dovrebbe lasciare alcuna macchia sulla candido vessillo gigliato.
Riponendo la massima fiducia nella Magistratura, mercoledì 5 novembre, dalle 10 si terrà un presidio al solo scopo di attirare l’attenzione mediatica sull’assurdità di offendere la sensibilità di quanti conoscono e onorano la storia straordinaria di Napoli che si fonde con quella di tutto l’attuale Sud Italia e sulla persistenza di troppe remore da parte degli ottusi custodi della retorica risorgimentale che infanga l’odierno Meridione. La manifestazione si svolgerà presso la Procura della Repubblica al Centro Direzionale da parte di vari movimenti simpatizzanti, che hanno costituito un comitato delle Due Sicilie. Provocatoriamente parteciperanno molti che in questi ultimi decenni hanno sventolato ovunque la bandiera incriminata, “autoaccusandosi” indirettamente, in attesa di ricevere lo stesso trattamento di quei due ragazzi fermati. Dalla protesta verrà chiaro e forte il messaggio che quella bandiera non va toccata nelle tante occasioni che naturalmente seguiranno, altrimenti ARRESTATECI TUTTI!
p. Il Comitato Movimenti delle Due Sicilie
Il coordinatore
Prof. Vincenzo Gulì
per contatti 3394436890-3398434822
sito web: www.parlamentoduesicilie.eu
Estratto delle note integrative dei legali alla richiesta di dissequestro della bandiera alla Procura della Repubblica
Quel che è accaduto il 22 ottobre 2014 a Napoli a Nicola Terlizzi e Nando Ambrosio, all’interno di una caserma di bersaglieri, aperta in quella data a tutta la cittadinanza in occasione della giornata della festa del corpo, quando i due giovani sono stati fermati, solo per aver portato con loro una bandiera storica del Regno delle due Sicilie, é assolutamente vergognoso ed é da qualificarsi, senza dubbio alcuno, quale atto “contra legem”, commesso con abuso d’ufficio da parte dell’autorità di polizia subito accorsa! La farsa si è, subito dopo, meglio consumata e perfezionata allorquando all’interno di un’altra caserma, quella della polizia di stato “Nino Bixio”, dal nome infame per chi conosce la vera storia, la squadra di agenti di P.S. subito intervenuta al comando di un tale sovrintendente Fazio , ha ritenuto opportuno sequestrare quella bandiera (che diventa ogni giorno più sacra per un maggior numero di meridionali) e denunciare i due addirittura per “vilipendio alla nazione” e “ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello stato”! Non v’è alcun dubbio che, a iniziare da questa ultima contestazione, il reato, tra l’altro contravvenzionale, non sussista in quanto è persino troppo ovvio che ne difetti nella fattispecie l’elemento oggettivo, consistente nell’introduzione del soggetto agente nei luoghi dove l’accesso non è consentito, divieto che deve essere ben visibile e sostenuto da un provvedimento impositivo motivato dall’interesse militare preminente, pena la sua illegittimità e quindi la sua stessa inesistenza! Nel nostro caso, non solo tale divieto non esisteva, ma la caserma era stata addirittura aperta al pubblico e i nostri patrioti autorizzati ufficialmente ad entrare dalle sentinelle presenti, dopo aver le stesse controllato la bandiera, da Nando e Nicola esibita loro e portata ben in mostra! Per quanto attiene al reato di vilipendio alla nazione italiana anche in tal caso è assurdo solo ipotizzare che sia mai stato posto in essere tale reato dai nostri compatrioti perché il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero in qualsiasi modo, sancito dall’art. 21 della Costituzione, non può trascendere in fatti (specie quello di portare con sé una bandiera storica!) che possano essere preveduti dalla legge come reato, essendo chiaramente tale semplice e innocente condotta in contrasto con gli stessi principi dello spirito della normativa costituzionale! INOLTRE È ASSOLUTAMENTE NECESSARIO PRECISARE UNA VOLTA PER TUTTE CHE SECONDO IL CODICE PENALE NESSUNO DEI DUE REATI PREVEDE L’ARRESTO NÈ CONSENTE IL FERMO DI INDIZIATO E NÉ ALCUNA MISURA CAUTELARE PERSONALE!!!…
VITTORIA SU TUTTA LA LINEA!
servizio televisivo: http://www.roadtvitalia.it/primo-piano/vincono-gli-indipendentisti-bandiera-sequestrata-restituita/
Quello che è successo stamattina alla Procura della Repubblica della nostra spodestata capitale va ricordato con attenzione, orgoglio e rispetto da parte di tutti gli odierni meridionali. La surreale vicenda iniziata il 22 ottobre con il sequestro del sacro vessillo delle Due Sicilie quale “corpo del reato” è proseguita con la trasmissione dell’atto dalla Polizia alla Procura ed ha visto immediatamente schierati diversi gruppi duosiciliani legati visceralmente a quel simbolo della nostra grandezza. Dall’indignazione e recriminazione si è passato, com’è costume di questi gruppi, all’azione con la costituzione di diversi avvocati pronti e fieri di dare una mano alla comune Patria offesa. Il verbale di fermo dei due manifestanti il 22 parlava di “vilipendio alla nazione” per il solo sventolio della bandiera borbonica; quale vero, maggiore e intollerabile vilipendio alla nazione delle Due Sicilie con il sequestro di quel “corpo del reato”?
Il polverone scatenatosi attorno al fatto e l’inconsistenza sesquipedale delle imputazioni ha subito intaccato il fragile castello accusatorio e il magistrato incaricato del caso, constatata anche la celerità della sacrosanta difesa, si è espresso in pochissimo tempo favorevolmente all’archiviazione dei capi di accusa e al dissequestro del vessillo, trattenuto in Questura. Domani esso sarà restituito ufficialmente al legittimo proprietario ma, simbolicamente a tutto lo sterminato popolo delle Due Sicilie. Quella bandiera, incarcerata per due settimane, rivedrà finalmente il sole meraviglioso nella sua capitale che aspetta l’ineludibile riscatto.
Le varie organizzazioni che hanno dato vita alla difesa della dignità della Patria, come P2S e NBA, onoreranno particolarmente quel pezzo di candida stoffa, assurto a primato di tutte le bandiere che in questo ultimo quarto di secolo garriscono dal Tronto a Lampedusa, alla festa nazionale delle Due Sicilie che si terrà l’8 dicembre prossimo in Terra di Bari. Lì, in una solenne cerimonia religiosa nell’antico santuario di Capurso, sarà benedetta assieme ad altre centinaia di sorelle per il riscatto delle nostra Patria.
Questi i fatti che vanno tramandati per l’altissimo significato che rivestono in questo particolare momento storico.
Alcune considerazioni al riguardo:
– È la prima volta che l’imbarazzante bandiera è oggetto di provvedimento restrittivo poliziesco
– È la prima volta che la Magistratura esprime il suo parere favorevole al suo utilizzo
– È la prima volta che avviene un’evidente spaccatura nel mondo filo borbonico e neo meridionalista tra chi si è nascosto pavidamente e chi è accorso intrepidamente in soccorso della Patria
– È la prima volta che chi ama la propria terra ha compreso appieno l’importanza di innalzare un vessillo che rappresenta tutti.
Senza voler criticare ovviamente gli impossibilitati ad essere presenti per distanza o impegni irremovibili di lavoro, una vera ignominia deve coprire tutti gli altri che si sono guardati bene dall’intervenire dopo che da anni hanno dichiarato il loro amore per quella bandiera. Com’è concepibile abbandonarla al momento della necessità? Com’è tollerabile lasciarla alla mercé della repressione italiana? Com’è possibile rialzarla alla prossima occasione con la massima retorica senza il minimo rimorso? Da tempo andiamo dicendo che lo spirito giacobino, quello anti-borbonico per eccellenza in termini di valori fondamentali, si è tanto radicato nella società che molti sedicenti filo-borbonici sono profondamente intrisi da esso, sino a comportarsi (talvolta inconsapevolmente ) in maniera duale rispetto a quanto strombazzato a ritta e a manca. Non v’è altra spiegazione. Lo spirito giacobino è essenzialmente separatore, nel senso che mette gli uni contro gli altri (come ai tempi della rivoluzione francese tra gli stessi protagonisti) ed è pertanto naturale che chi ne è imbevuto spontaneamente biasimi o dileggi quelli che fanno la medesima lotta , magari sospinto da presunzione o solamente deluso da qualche inevitabile passo falso. Ecco come si spiegano gli assenti di oggi avanti alla Procura. Chi persuaso di farsi i fatti propri in un’azione non scevra da rischi, chi inibito dalla sicura presenza qualche personaggio che reputa inferiore a lui, chi in attesa della madre di tutte le battaglie che potrebbe non arrivare mai, un po’ come il Messia per gli Ebrei. Tutti atteggiamenti filo-giacobini con i quali si opta per il proprio vero o presunto tornaconto al posto dell’azione comune. Ciò dovrebbe far riflettere sufficientemente i troppi che parlano di indispensabile unità per la vittoria. C’è addirittura chi non vuole partecipare forse proprio per non rischiare di vincere…
L’ultima ponderazione su questo storico 5 novembre 2014 è per quelli che apertamente ironizzano sull’importanza di questa bandiera e sulla vacuità della grande vittoria odierna pur battendosi a modo loro per i problemi sociali. Rinunciare a priori a quello che è il simbolo naturale di una storia millenaria non è operazione logica con scarsi mezzi disponibili; addirittura combattere senza avere una bandiera è squallido e destinato al fallimento. E’ proprio la bandiera che fece i briganti dei patrioti delle Due Sicilie. Senza la legittimazione che essa conferisce sarebbero stati inconfutabilmente dei meri banditi. Avviarsi a lottare contro il sistema senza simboli identitari o, peggio, allineandosi a simili tentativi nei posti più disparati del pianeta, dimostra solo la veemenza di quello spirito giacobino che ci vuol far diventare cittadini del mondo per farci dimenticare la nostra terra. Ogni persona di medio quoziente intellettivo dovrebbe capire prima o poi che tutti i guai del mondo attuale provengono dalla innaturale e satanica rivoluzione giacobina di fine Settecento e quindi comportarsi di conseguenza in modo antitetico rispetto ai dettami rivoluzionari. Altrimenti si verifica un assurdo: attaccare il sistema condividendo i suoi valori. Una strada senza fine o un vicolo senza uscita, come sta puntualmente accadendo da quando sono scomparsi i briganti napolitani e siciliani, i veri ed unici nemici della rivoluzione.
Oggi è avvenuta un’ulteriore, fondamentale, selezione perché dovunque gli assenteisti, i tastieristi da PC, i saccenti e presuntuosi che hanno snobbato la manifestazione non avranno più il diritto di issare il candido vessillo gigliato. Non saranno più credibili e rischieranno di essere smascherati agevolmente dalla loro ignavia e dalla loro ipocrisia. Tutto ciò non per la soddisfazione di qualcuno ma per il bene sommo della patria duosiciliana che sta per risorgere.
Vincenzo Gulì