E’ da quando negli anni Novanta ho intrapreso la mia azione per la Patria Duosiciliana che sento parlare, fino qualche volta a farmi trasalire, di politica. Naturalmente approfondire la storia bandita di un popolo è sempre politica in senso lato ma qui mi riferisco a quella elettorale cui spontaneamente si pensa quando si agisce in ambiti tanto fondamentali per la comunità da apparire talvolta populistici. La riflessione è semplice e immediata: la storia duosiciliana è talmente nascosta, falsificata ed entusiasmante che chiunque riesce a conoscerla non può non reagire e chiedere giustizia; uniamoci allora in un partito, magari cominciando dai piccoli centri, e imponiamo democraticamente le nostre sacrosantissime ragioni. A tutti quelli che si avvicinano alla verità sulla nostra antica Patria è venuto questo pensiero.
Ma la riflessione non può essere semplice e immediata perché il potere ha ovviamente previsto il momento della ripresa identitaria degli odierni meridionali. Essa è cominciata dopo il primo secolo di malaunità italiana, accelerando negli ultimi vent’anni. Quali sono state le contromosse dei colonizzatori tosco-padani? Le principali sono di due tipi, uno generale ed uno particolare. Cominciamo da quest’ultimo la frammentazione dei movimenti identitari. Con il controllo dei mass media, con l’infiltrazione di agenti divisori, con il foraggiamento di ambizioni mediocri si confonde bastantemente la massa degli adepti alla vera storia. Si parla continuamente di “mettersi assieme contro il nemico comune” ma, di fatto, si fa la lotta intestina grazie all’opera dei tre fattori citati. La voglia di marciare uniti è soverchiata dall’azione contraria e incessante del potere.
L’espediente principale e generale contro la sollevazione popolare democratica è però il sistema elettorale ad ogni livello. La maturità della finanza internazionale massonica che comanda in Europa e quindi anche in Italia è riuscita perfettamente nel suo intento in questo terzo millennio: partendo dal “popolo al potere” della Rivoluzione (che, di fatto, l’ha illuso ed esautorato) è pervenuta al tramonto delle ideologie che per secoli hanno contrapposto i politicanti di ogni nazione. Una volta operai e contadini si schieravano, ad esempio, in un solo grande partito che causava forte impegno di resistenza alla classe dominante. Man mano i leader sono stati persuasi ad usare strategie diverse, non in linea con la tradizione e le aspettative della base. Ciò è accaduto a sinistra come a destra fino al caos attuale in cui non ci si raccapezza più con conseguente crescita inarrestabile dell’astensionismo. L’elettorato ha perso completamente fiducia nei partiti perché li ha trovati giustamente e irrevocabilmente incoerenti con le promesse fatte o attese. Nessuna nuova forza può pertanto proporre contenuti importanti e buoni per tutti perché lo scetticismo generale non glielo consente. Ciò comprende anche i movimenti identitari.
Andiamo al titolo per fare esempi concreti e poi si concluderà questo delicato discorso.
Le elezioni regionali siciliane hanno visto la vittoria del Centro-Destra con un’affluenza pari a meno della metà degli aventi diritto al voto in prevedibile calo fisiologico. I vincitori si presentano come “moderati” che governeranno l’isola. Questo aggettivo è assurdo considerando i problemi enormi che vi sono. E’ come se un malato terminale in attesa di trapianto immediato si vedesse curato da un medico che dichiara di usare medicine blande in dosi contenute, cioè moderate, con l’esito immaginabile! L’isola che abbisogna di essere rivoltata completamente, svincolata dai poteri nazionali nord-centrici, epurata dalla mafia, libera di usare le sue immense risorse è invece in mano a chi la riformerà con moderazione!!! Come prima, peggio di prima… Naturalmente non è che un altro dei quattro candidati maggiori avrebbe sortito effetto migliore. Ma la parola “moderati” è anche formalmente insopportabile!
C’era però una voce fuori dal coro come i Siciliani Liberi ma quasi nessuno l’ha ascoltata. Qui si nota quello scetticismo di cui sopra che ha agito su quelli che li conoscevano; ma quanti erano?
Oggi l’elettorato si divide nell’abbondante metà che si astiene e nell’altra parte che è sotto l’influenza del potere costituito. Quest’ultimo agisce in due maniere: il clientelismo (con l’ausilio della malavita) vero, presunto o sperato; l’informazione. In tal modo questi che votano si dividono a loro volta tra quelli che si legano ai partiti importanti e quelli che sono irretiti dai mass media. Il martellamento di radio, TV, giornali, comizi, manifesti, incontri diretti se effettuato senza freni porta sicuramente a risultati concreti. In questo caso non è importante chi comunica o cosa comunica quanto l’intensità della comunicazione che finisce per essere valutata rilevante per la sua stringente tenacia e ritenuta autorevolezza. Similmente in campo commerciale si vendono prodotti scadenti e addirittura nocivi grazie alla pubblicità opportuna, con buona pace della salute, dell’economicità, del chilometro zero e così via.
La maturità del potere di cui prima ha trasformato anche un’elezione in marketing, anche l’elettore in consumatore coatto.
Se allora un grande comunicatore comunica cose importantissime ma lo fa con dei paletti mediatici, perché non appartiene al grande giro del potere, è destinato inesorabilmente al fallimento numerico.
C’è una sorta di presunzione nei gruppi popolari di reazione, tanto più vasta quanto più forti sono i temi trattati. Chi vuol salvare un popolo all’ultima spiaggia, come i Siciliani o i Napolitani odierni, si sente fin troppo certo che la gente capirà, non foss’altro che per disperazione. Purtroppo il sistema non funziona così. Si ripete che temi assai meno forti ma con adeguate facoltà di divulgazione avrebbero indubbiamente il successo sognato. Ecco la presunzione, di cui io fortunatamente mi sono disfatto ben presto. Oggi gli identitari devono capire questa amara realtà. Essa conduce a non lamentarsi dell’insensibilità dell’elettorato perché esso non è pari al totale ma alla percentuale di quelli che sono fuori dal clientelismo e sono stati raggiunti dall’informazione. Forse l’1% dei messaggi identitari ha colpito gli elettori. Togliendo qualche super scettico, ecco spiegato il voto dello 0,7% ottenuto in Sicilia dai Siciliani Liberi. Addirittura un buon risultato, anche se inutile, viste le premesse.
Si ribadisce che non è colpa della gente del Sud la scelta suicida dei propri governanti (persino la Lega Nord nel Palazzo dei Normanni!) ma è effetto della tecnica elettorale moderna che non si può né cambiare né ignorare. La negata storia duosiciliana è una bomba micidiale che però deve essere innescata opportunamente, altrimenti equivale a un fuoco d’artificio.
Arrendersi allora? Continuare più o meno allo stesso modo non prelude a nulla di nuovo. O si entra nel sistema e si è ingurgitati, oppure questa è la realtà. Ecco la potenza dispiegata dalla maturità del potere.
In conclusione è un problema di mezzi sufficienti a competere con la propaganda di regime. Essi travalicano assolutamente il volontariato e potrebbero scaturire solo da un altro aspirante regime, purché non dipendente da quelli che stanno festeggiando trecento anni di età, o meglio cinquecento se vogliamo veramente guardare in faccia la storia occidentale. In sincerità nessun sistema politico-nazionale potrebbe essere più letale di quello attuale per noi eredi dei fieri felici duosiciliani del tempo che fu.
Tertium non datur.
Vincenzo Gulì