Due anni fa, al 160° della misera fine dei miserabili trecento di Carlo Pisacane, nel Cilento fu inferto un colpo da k.o. al sistema di bugie che accompagna quell’impresa. Ma le istituzioni si difendono senza alcuna par condicio e da allora ripropongono senza ritegno la solita insopportabile solfa. Così è avvenuto lo scorso 28 agosto a Sapri in una sorta di processo a Pisacane che, per le ragioni accennate, si può serenamente definire farsa per il coacervo di inesattezze impunemente sparse dagli organizzatori . Riassumiamo il tutto con questa prescrizione che i custodi delle balle risorgimentali ossequiano scrupolosamente.
Per completezza riportiamo l’intero video della serata di cui consigliamo vivamente di ascoltare solo l’intervento dell’unica voce fuori dal coro di Edoardo Vitale, dal minuto 19.45, per evitare conati di vomito ai frequentatori della vera storia.
LA MANIFESTAZIONE PER IL 160°
Sono ormai passati 160 anni da quel giovedì 2 luglio in cui i resti degli avanzi di galera e dei traditori della Patria guidati da Carlo Pisacane finirono ignominiosamente la loro turpe avventura nel Cilento. La fine di Pisacane avvenne nell’ultimo conflitto con la popolazione residente in un vallone in località Salemme presso Sanza ad opera del comandante delle Guardie Urbane Sabino Laveglia. Lì un cippo lo ricorda con un’enfasi degna della retorica risorgimentale che per troppo tempo i discendenti dei fieri sanzesi hanno tollerato dando ingiusta fiducia alla narrazione dei vincitori. Chi conosce la vera figura di questo personaggio tanto esaltato non si permetterebbe mai di considerarlo paladino di giustizia e libertà ed eroe esemplare. Un traditore mercenario, nemico del popolo che falsamente proclamava di sostenere, che fece un lavoro sporco come i suoi compagni. Egli solo per caso non lucrò onori e vantaggi in vita come la stragrande maggioranza dei suoi compari perché incappò nel giudizio inesorabile della più alta e ferma Corte di Giustizia: il popolo di Sanza.
E’ venuto finalmente il tempo di diffondere la cruda verità sulla ‘favola bella’ dei Trecento di Pisacane per quell’indispensabile inversione di pensiero che gli odierni meridionali devono realizzare per trovare la strada del loro riscatto sbarrata da 156 anni dalle menzogne risorgimentali.
Una delegazione del P2S sarà al cippo di Sanza domenica 2 luglio alle ore 12 per ricordare, con civiltà e schiettezza, la verità storica che fuga ovunque i falsi miti di questa ibrida nazione.
A Sanza sono abituati da sempre a a manifestazioni di mera fantasia come quella del filmato
Soprattutto troppi ancora credono nelle parole scolpite sul cippo in epoca savoiarda che recitano :
NUOVO DECIO
DISFIDANTE IL FATO
CARLO PISACANE
DA QUESTE GLEBE
RUINAVA ALLA MORTE
NÉ MAI SELVAGGIA TIRANNIDE
STRAPPÒ ALL’AVVENIRE DELLA PATRIA
UN PIÙ EROICO CUORE
Certo quel giorno l’Italia futura fu privata di un altro traditore, intrallazzatore e sfruttatore come Crispi e Nicotera, degni fiancheggiatori dei vari Cavour e Bombrini. Però non fu un re despota a eliminarlo perchè le blandizie borboniche avrebbero fatto perdonare pure lui se non fosse stato per il POPOLO che da noi ERA IL VERO SOVRANO!
Tuttavia ci piacerebbe che dopo 160 anni quelle parole vuote fossero sostituite da queste altre assai più coerenti con la verità storica. Chissà che un giorno…
La giornata del 2 luglio 2017, 160˚ della morte di Carlo Pisacane, era stata preannunciata a Sanza dal P2S per far trionfare finalmente la verità storica sul losco personaggio risorgimentale. Le istituzioni sono state costrette ad agire portando di buon mattino una corona tricolorata al cenotafio sul luogo delle vittime del furore popolare. Inoltre alcuni rappresentanti comunali hanno atteso l’arrivo della delegazione capitanata dal prof. Gulì per dichiararsi fedeli alla vulgata ufficiale sul cosiddetto ‘eroe di Sapri’. Anche se contra facta non valent argumenta ci si è dati appuntamento ad un prossimo convegno di studi bipartisan. Vedremo se avranno l’ardire di organizzarlo veramente . Nel frattempo ci è venuta in mente questa fiaba per bambini che proponiamo ala vostra riflessione.