Questo giornale on line del nord si è preso la libertà di offendere i nostri valori. Il P2S è intervenuto immediatamente chiededendo la smentita con la seguente lettera dell’Ufficio Stampa:
Spett. Redazione,
sul vs giornale on line si legge alla pagina:
un gratuito insulto alla civiltà borbonica per<<l’ammuina di Franceschiello>>.
L’estensore del pezzo avrebbe dovuto almeno minimamente documentarsi prima di sputare sentenze su fatti che evidentemente non conosce e non gli competono.
Sarebbe bastato chiudere i libri delle scuole elementari e leggersi due storici che attingono direttamente negli archivi come Gigi Di Fiore (I vinti del Risorgimento, pag. 265. UTET Editore, Torino) e Roberto Selvaggi (articolo su Il Mattino di Napoli del Facite ammuina un falso del 2 ottobre 1994) per non urtare la suscettibilità del numero crescente di persone che conoscono la vera storia e i beceri luoghi comuni inventati di sana pianta dai vincitori risorgimentali.
Si chiede, ai sensi delle vigenti leggi sulla stampa, di rettificare quanto pubblicato.
…………..
Segue un riassunto sufficiente per smascherare un’altra bugia che ci perseguita, nonostante le tante smentite da tempom effettuate. Bisogna sempre insistere finchè non vinceremo…
La base della mistificazione è questo foglietto che gira, spacciato come estratto da documentazione inoppugnabile.
Poche osservazioni sono bastanti per smascherare l’imbroglio mediatico:
- l’Armata di mare borbonica non è stata mai definita Real Marina
- nessuna legge (o regolamento) è stato mai scritta in lingua napolitana
- quell’articolo citato non esiste nel vero Regolamento
- come è inesistente l’ufficiale firmatario
Inoltre il codice militare marittimo duosiciliano diventa il testo di quello italo-piemontese perché evidentemente è ben diverso da quello del pastrocchio. Il compianto storico Roberto Selvaggi sul maggiore quotidiano meridionale ricostruì l’origine italiana della vicenda. Siamo nella Regia Marina italiana e un ufficiale napoletano, Federico Cafiero traditore passato dalla parte dei piemontesi già durante l’invasione, sorpreso a dormire a bordo della sua nave insieme al suo equipaggio e messo agli arresti da un ammiraglio piemontese, in quanto responsabile dell’indisciplina a bordo. Una volta scontata la pena, l’indisciplinato e inaffidabile ufficiale venne rimesso al comando della sua nave dove pensò bene di istruire il proprio equipaggio a “fare ammuina” (ovvero il maggior rumore e confusione possibile) nel caso in cui si fosse ripresentato un ufficiale superiore, con lo scopo di essere avvertito e contemporaneamente di dimostrare l’operosità dell’equipaggio. L’ingegno faceto dei nuovi meridionali è addirittura ameno ma la sua generalizzazione e strumentalizzazione è vergognosa. La sua diffusione dolosa diviene altamente ignobile, specialmente nei confronti dei meridionali servili che sono i più ostinati a usarla contro i Borbone per ingraziarsi i colonizzatori tosco-padani.