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Nel calcio a Napoli ai vertici vi sono dirigenti che stanno mietendo da qualche anno successi uno dopo l’altro.  Sono successi  poco esaltanti per piazzamenti solo decorosi nei vari tornei,  ma molto più consistenti in campo  economico-finanziario per gli utili pressoché costanti e le tante plusvalenze realizzate. Senza premere l’acceleratore alla squadra, con gli opportuni rinforzi e incentivi, è infatti possibile una gestione poco aleatoria e certamente lucrativa. Ma bisogna fare i conti con gli utenti del servizio, la sterminata folla dei tifosi azzurri sparsi in ogni dove. Costoro aspirano legittimamente a vincere le competizioni più prestigiose, giudicano potenzialmente possibili tali successi per un club sempre più solido; anno dopo anno attendono quell’accelerazione per veder concretizzare i propri sogni. Più sognatori sono naturalmente gli ultimi arrivati perché sempre più numerosa è l’insieme degli scettici veterani di fronte alle ripetitive scelte societarie degli ultimi tempi che vanno nella direzione non desiderata.
Vi sono dunque due forze antitetiche. Quella dello staff manageriale che vuole mantenere i privilegi in corso ma non vuole inimicarsi  la massa dei tifosi. Quella dei sostenitori che vuole vincere e guarda con incrollata fiducia lo staff da cui dipendono le scelte strategiche.
E’ un gioco perverso quello dello staff verso i tifosi. Tutta la sua fortuna risiede nell’allungare indefinitamente la speranza popolare con una serie di aiuti mediatici che la alimentano di continuo.
Ovviamente qualcuno ha scoperto il trucco ma per ribaltare la situazione dovrebbe avere la stessa forza mediatica dello staff, che proprio in tale campo non molla di un palmo. In tal modo i tifosi proseguono nel loro utopico sogno di vittoria, si illudono puntualmente ad ogni nuova situazione, come l’inizio di un nuovo campionato, e vengono inesorabilmente beffati al termine dello stesso. I mass media allora li confondono, riducono al minimo le responsabilità apicali e tutto è pronto per riprodursi nuovamente in futuro sempre con il medesimo gioco perverso.
Bisognerebbe allora fermarsi a meditare se veramente si ha a cuore il Napoli. Ne scaturiscono alcuni punti fondamentali:
  • Essere irretiti da questo gioco dello staff non pagherà mai
  • Credere alle parole dei mass media è mera follia
  • Entusiasmarsi assieme ai creatori del gioco serve solo ad essi
  • Avvisare gli ultimi arrivati della reale situazione che non porterà a nessun vero successo sportivo
  • Cercare quelli che sono usciti dal coro per cambiare le cose.
Quando i tifosi partenopei metteranno in pratica qualcuno di questi punti conclusivi mutando il loro atteggiamento la maschera dello staff cadrà vergognosamente. Esso sarà spazzato via se non sarà in grado di riconvertirsi adeguatamente. A chi non interessa una simile lotta, andranno bene le idee societarie e si dovrà accontentare di misere briciole invidiando gli altri che divorano cose ben più consistenti!
Abbiamo parlato di calcio ma la piazza di Nola alla festa dei Gigli  ha mostrato qualcosa di simile e ben più importante tra un altro staff e un’altra marea di sostenitori. Tutto si potrebbe ripetere con perfetta analogia dall’inizio alla fine, comprese le didascalie delle foto, mutatis mutandis.
Chi vuol capire lo farà agevolmente. Ci vogliono coraggio e determinazione per vincere, non basta entusiasmarsi e credere in quello che piace. Usciamo al più presto da un altro gioco perverso  che non riguarda un piccolo pallone ma una grande Patria…