Un popolo diventa operativo se assimila la propia storia gloriosa. Quando l’oblio ci circonda e le memorie di fatti a noi assai distanti ci vengono propinate instancabilmente, è necessario riscoprire le nostre radici per tonificarci e prepararci al legittimo riscatto.
Dal libro scritto da Vincenzo Gulì, Il ferro e il fuoco del nemico esercito francese (il 1799 in Irpinia e nel regno di Napoli) Potenza 2012, alcune pagine sull’argomento:
Quando l’armata di Championnet, la mattina del 21 gennaio, tenta di entrare da Capodimonte a Poggioreale trova una resistenza inaspettata. Addirittura qualche cannone viene portato a furor di popolo, chissà da dove, per competere con l’artiglieria transalpina. I Francesi sono inchiodati alle porte della capitale. Il rumore della battaglia funziona come un richiamo per la periferia e, spontaneamente, migliaia di persone stanno organizzandosi dalla zona orientale vesuviana per soccorrere i napoletani. Nella bailamme di potere che aveva preceduto l’attacco francese, i pochi giacobini locali erano riusciti ad impossessarsi del castello di Sant’Elmo. Di là avevano armato i possenti cannoni che usano nel momento cruciale della battaglia. I colpi micidiali sono diretti alle spalle degli eroici popolani che difendono la parte settentrionale della città e aprono squarci che insanguinano le camice dei lazzari. Championnet ne approfitta da par suo sferrando l’assalto immediatamente e mandando rinforzi al castello. I lazzari sono costretti a ritirarsi ma si ricompattano nei pressi dell’ultimo spazio prima della città, via Foria e lì resistono superbamente inchiodando ancora una volta i francesi. Si ripete anche il grosso pericolo per gli assalitori dell’arrivo dei rinforzi già in marcia dai paesi vesuviani ma, purtroppo, anche l’opera squallida dei traditori filo giacobini. Un gruppo nutrito di esagitati studenti della vicina università, tutti figli di papà plagiati dalle idee rivoluzionarie, attaccano proditoriamente i popolani alle spalle da porta S. Gennaro nel momento critico della loro resistenza. Il conseguente disorientamento basta al nemico per lanciare una carica di cavalleria che fa a pezzi centinaia di napoletani. A Porta Capuana la lotta è tanto accanita che i lazzari hanno formato una falange così compatta che man mano che cadono diventano una macabra barricata che blocca ancor più il nemico. Un’intera brigata francese massacra senza pietà un numero impressionante di cittadini e i cavalli sono intralciati dai cadaveri mentre i cavalieri portano a termine con spietata precisione la loro opera di morte.