Il sacco di Palermo
Lo storico Giuseppe Scianò da una vita reperisce prove schiaccianti sulle atrocità risorgimentali e grandezza delle Due Sicilie. L’ultima che ci ha comunicato riguarda il funesto 9 giugno 1860, giorno in cui un’intera e invitta armata borbonica fu costretta dai traditori asserviti alla Massoneria a lasciare la capitale storica del Regno. Come dice Pippo, in questa intervista di alcuni giorni fa a una emittente locale siciliana, lui ha letto il documento in cui il criminale Garibaldi accorda ai barbari alle sue dipendenze il permesso di saccheggiare la città non più protetta dalle autorità regie. Immaginiamo cosa possa essere successo i quei tragici tre giorni a disposizione della canaglia che tormentò una popolazione che evidentemente non aveva appoggiato in alcun modo gli sciacalli venuti dal nord e doveva quindi essere castigata così duramente. Un pensiero al mio bisnonno Vincenzo Gulì, giovane di appena 23 anni collaboratore della famosa pasticceria dello zio Salvatore (inventore della moderna Cassata), che si trovò in mezzo a scene strazianti che inaugurarono il calvario dei popoli delle Due Sicilie che dura ancora da 157 anni…
Vincenzo Gulì